Gli incentivi 4.0 hanno dato inizio alla vera trasformazione digitale nel settore manifatturiero italiano, dando la possibilità alle PMI italiane di effettuare investimenti su ampia scala, abbracciando nuove tecnologie, formazione e sostenibilità.

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I risultati degli incentivi: qualche numero

Secondo alcune recenti ricerche effettuate dall’Osservatorio Mecspe sull’industria relativi al III quadrimestre 2023, oltre la metà delle aziende ha usufruito degli incentivi con l’obiettivo di favorire la propria crescita in ambito digitale (31%), R&D (14%), formazione (26%) e sostenibilità (14%).

Grazie ai nuovi piani, il mercato italiano ha ricevuto una spinta innovativa che ha permesso ai soggetti operanti al suo interno, di guadagnare nuove posizioni a livello internazionale, rendere più efficienti i processi interni e alzare la qualità di vita del lavoratore; è stato riscontrato un miglioramento della produttività del 44%, della tecnologia del 35% e, per finire, delle condizioni di lavoro del 25%.

 

Gli incentivi: una motivazione economica o culturale?

Questi numeri ci fanno pensare che il PNRR ha portato, senza alcun dubbio, dei progressi esemplari all’interno della filiera italiana di produzione. Analizzando le motivazioni che si celano dietro all’adozione delle nuove tecnologie, si potrebbero trovare esclusivamente ragioni economiche.

Sempre secondo il Mecspe, “il 63% degli imprenditori non avrebbe investito” se non ci fossero stati gli incentivi 4.0.

Dunque, la domanda viene spontanea: la trasformazione digitale che stiamo vivendo è frutto di una vera rivoluzione culturale o nasce solo per far quadrare meglio i conti?

Certamente entrambe le motivazioni sono valide e possono coesistere.

 

Nuove esigenze da soddisfare

Fin dalle prime adozioni, le nuove tecnologie hanno dimostrato il loro potenziale e il loro ruolo ormai fondamentale all’interno delle aziende manifatturiere che lottano ogni giorno per mantenere il proprio posizionamento e la propria competitività.

In un ambiente dinamico e veloce, come quello industriale attuale, un fermo macchina può causare danni economici rilevanti; la difficoltà di comunicazione tra fornitore e utilizzatore del macchinario, può far sorgere incomprensioni irreparabili e, nei casi più estremi, la cessazione del rapporto; l’alto consumo energetico, se non controllato, contribuisce ad incrementare le problematiche ambientali che stiamo vivendo.

Rendere il proprio parco macchine comunicante permette di agire seguendo nuove logiche fact-based: l’imprenditore potrà prendere le proprie decisioni sulla base dei dati e dei fatti rilevanti sul campo, anticipare le criticità e risolvere le problematiche con rapidità e sicurezza.

 

Il nuovo piano 5.0

In conclusione, anche chi si è lasciato “convincere” dall’incentivo economico nell’adottare le nuove tecnologie dell’era 4.0, non è rimasto deluso. Grazie agli strumenti IoT, Cloud e AI, è riuscito a venire incontro alle nuove esigenze e a mettere in atto una nuova strategia data-driven, andando a modificare, passo dopo passo, la propria cultura aziendale.

Un ottimo punto di partenza per proseguire con il nuovo Piano Transizione 5.0.